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venerdì, ottobre 03, 2008

Mamma li somali

Sua Maestà britannica avrebbe mai avuto il suo impero se le acque dei Caraibi non fossero state ad un certo punto infestate dai pirati? Questi romantici avventurieri si premuravano di rendere la navigazione dei galeoni spagnoli carichi d'oro e materie prime perigliosa come non mai, provocando danni incalcolabili all'economia iberica, tanto da portarla al collasso.

I pirati dall'isola della Tortuga al largo di Hispaniola, l'attuale Haiti, assaltavano selettivamente le navi di passaggio non potendo permettersi di mordere la mano che li nutriva, amorevolmente coprendoli sia dal punto di vista logistico che economico. E grazie al loro sporco mestiere l'Inghilterra delle sette segrete prese il controllo di una delle aree vitali dell'economia mondiale del 700.

Le bande di pirati costituivano potremmo dire le avanguardie della flotta della corona britannica e servivano a mettere scompiglio nelle linee nemiche, costringendo l'avversario ad un enorme dispendio di mezzi e di uomini per il controllo delle rotte marine ed a lasciare incustoditi preziosi obiettivi militari.

D'altronde anche Garibaldi era stato assoldato per lo stesso scopo in Sud America. Secondo lo storico catanese Alessandro Lattanzio la funzione del nizzardo era quella di “raider”:

Ovvero incursore nelle retrovie dell'esercito brasiliano. Il suo compito fu di sconvolgere l'economia dei territori nemici devastando i villaggi, bruciando i raccolti e razziando il bestiame. Morti e mutilati tra donne e bambini abbondarono, sotto i colpi dei fucili e dei machete dei suoi uomini.

Un pirata di terra dunque, grazie a cui gli inglesi riuscirono a rubare un pezzo di territorio al Brasile ed a fondare l'Uruguay:

La nascita dell'Uruguay rientrava nel processo di controllo e consolidamento del flusso commerciale e finanziario di Londra verso e da il bacino del Rio de la Plata; la regione economicamente più interessante per la City.

Anche nel Mediterrano abbiamo avuto esperienza diretta (ahinoi!!) di tattiche simili grazie ai pirati, o meglio corsari, barbareschi (erroneamente chiamati turchi) provenienti dalle coste del Nord Africa e le cui razzie erano dirette esclusivamente verso prede cristiane. Proprio questo indirizzare la loro azione solo ed esclusivamente verso determinati obiettivi li rendeva parte intergrante delle guerre tra l'Europa e l'oriente musulmano.

Il pericolo barbaresco fu eliminato intorno al 1830 con la conquista da parte francese dell'Algeria. Una mossa che si inseriva perfettamente nei movimenti propedeutici all'apertura del canale di Suez, gli stessi movimenti che spinsero verso l'impresa dei mille incidentalmente guidata dal raider dall'orecchio mozzo riportato per l'occasione nel vecchio continente.

Ed oggi, in un periodo di stravolgimenti politici senza precedenti, nell'era in cui alla guerra si da il nome di pace, dal Libano all'Afghanistan, questi romantici avventurieri sono improvvisamente tornati tra noi. E guarda caso in una delle zone strategicamente più calde del pianeta: lo stretto di Djibouti (o stretto di Aden che dir si voglia) tra il corno d'Africa e la penisola arabica.

Lo stretto di Djibouti è il punto in cui si riuniscono le rotte commerciali più importanti del pianeta: dal petrolio del golfo persico, alle merci cinesi ed indiane, sino alle materie prime provenienti dall'Africa, tutto confluisce verso l'imbuto del Mar Rosso e poi verso il canale di Suez.

Ed i pirati in questi anni sono cresciuti. Dallo yacht occasionale sono passati alle navi mercantili, sino alla recente temeraria azione che li ha portati ad impadronirsi della nave ucraina Faina con 33 carri armati di fabbricazione russa a bordo.

Ma se è stato così facile liberare la Somalia dalle coorti islamiche grazie all'aiuto dato agli americani dall'Eritrea, come è possibile che ora le più attrezzate marine militari occidentali rimangono impotenti? Che stiano giocando sporco?

I primi ad agire per fronteggiare il fenomeno in modo deciso sono stati francesi ed americani. Questi ultimi hanno addirittura creato una zona di sorveglianza per tenere sott'occhio l'intera area. Solo che guardando al mappa qualcosa non torna: invece di bloccare le acque antistanti la Somalia, hanno bloccato quelle antistanti lo Yemen. I pirati sembrano così essere una scusa per militarizzare questo crocevia del commercio mondiale.

Anche la nazionalità delle navi attaccate merita attenzione. A parte qualche turista francese, sembra poi che i colpi più grossi siano stati messi a segno o tentati contro determinate bandiere. E' il caso della petroliera Neverland battente bandiera italiana ed attaccata il 22 aprile scorso. E' il caso delle navi della marina mercantile di Dubai, attaccate mentre i servizi segreti britannici avvertivano lo sceicco di un più alto rischio terroristico (ne abbiamo dato notizia a suo tempo), è il caso della nave greca sequestrata quasi contemporaneamente a quella ucraina pochi giorni addietro. Tutte nazioni colpevoli di aver aperto trattative poco gradite agli anglosassoni con la Russia o con qualche altro paese poco allineato.

E proprio l'ultimo eclatante episodio (quello della Faina) sembra aver rimescolato le carte. La notizia è arrivata da noi completamente falsata (al solito). All'inizio sembrava trasportasse un carico di armi russe destinato al Sudan. Il solito Putin che aiuta i cattivi dunque. Ora la verità è sotto gli occhi di tutti: il carico era stato spedito dall'Ucraina ma agli amici dell'occidente, non a quelli della Russia. Si parla del Sudan del Sud, tramite una copertura keniota. A fare traffico d'armi erano quindi gli americani. Non direttamente ma tramite i loro pupazzi ucraini.

Come è stato possibile un tale passo falso? In Ucraina il primo ministro Yulia Timoschenko è in procinto di compiere una virata a 180 gradi e di tornare a guardare verso oriente. E' stata lei infatti a denunciare il traffico illegale d'armi della sua nazione confermando in pratica le indiscrezioni russe circa un traffico in favore di stati fantoccio in mano all'occidente (leggi Georgia):

“Passiamo tutte le informazioni che abbiamo ad una speciale commissione investigativa che è stata istituita nella Rada (il parlamento ucraino) in modo da fornire prove del traffico illegale d'armi, in cui l'Ucraina è oggi sfortunatamente coinvolta”

D'altronde secondo un esperto russo di pirateria marina, tal Mikhail Voitenko, l'attacco dei pirati sarebbe stato impossibile se non fosse stato voluto da chi dirigeva la nave:

“Il capitano della nave si sarebbe dovuto tenere ad una distanza di almeno 250 miglia dalla costa” scrive Voitenko sul suo sito dedicato a combattere la pirateria marina.

Al capitano della Lehman Timber che era stato trattenuto all'inizio dell'anno e che fu alla fine rilasciato, fu detto dai pirati di quanto essi avessero apura di avventurarsi troppo al largo nelle acque e così tenendosi ad una distanza di almeno 200 miglia nautiche dalla costa la nave può praticamente evitare l'attacco.


Il capitano della Faina pare sia morto di un attacco di cuore dopo la cattura. Che strana coincidenza.

Mosca nel frattempo aveva già mandato le sue navi in zona ufficialmente per fronteggiare i pirati, ma più probabilmente per controllare cosa stiano combinando gli europei e gli americani. Mentre i mercati globali rovinano fragorosamente, l'impero comincia a dissolversi e i pirati possono fare il loro sporco lavoro. Di retroguardia in questo caso. Riusciranno gli yankee a tenere le posizioni? Con clamorosi autogoal come quello della Faina mi sembra difficile. Prepariamoci perchè dopo il golfo di Djibouti il prossimo nodo strategico si trova nel Mediterraneo: il terminale delle rotte elencate si chiama Piana di Catania.

Completiamo il discorso sulla nave sequestrata e sui 33 carri armati. La cosa più grave è che tra l'equipaggio della nave vi sono dei cittadini russi ed una delle navi inviate sul posto da Mosca si è mossa per liberarli. Ebbene, chi si era scordato il coperchio della pentola ora si è dovuto mettere in mezzo per proteggere il carico della nave: la marina militare americana ha circondato la Faina e continua a sorvegliare il prezioso carico per impedire ai russi di entrare in azione.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Abate,
a me risulta che il bombardamento di Algeri(sede delle spedizioni piratesche) avvenne nel 1784, in quell'occasione noi avemmo un ruolo fondamentale.

http://www.sullacrestadellonda.it/pittori/hackert.htm

Abate Vella ha detto...

Di scontri tra la i Regni di Sicilia (prima e dopo i Borbone) ed i nordafricani credo ve ne siano stati parecchi.

Anche dopo l'episodio citato da te (di cui in realtá non ero a conoscenza, devo documentarmi) i pirati continuarono ad essere un pericolo.

Quando le potenze europee si preparavano all'impresa del canale di Suez peró quel pericolo doveva essere debellato completamente.

La conquista dell'Algeria fu cosa molto piú facile ed agevole della conquista della Sicilia e del Sud Italia, e giá nel 1830 fu tutto risolto.

Francia ed Inghilterra dovevano avere un qualche accordo su questo. Forse proprio da questo deriva l'appoggio francese al progetto italiano partorito a Londra, da un accordo sulle zone d'influenza nel Med in vista dell'utilizzo del canale.

Ora mi lancio in una semplice speculazione, ma non é detto che in un certo senso i pirati algerini a quel punto non facessero comodo ai Borbone. Anche le navi mercantili inglesi correvano pericoli, e la marina britannica doveva avere un bel da fare a controllarli. Ma potrebbe essere vero anche il contrario. Che fossero cioé gli Inglesi a trarre vantaggio per il fastidio che questi davano alle fortissime marinerie siciliane.

Argomenti interessanti che andrebbero approfonditi in un dibattito storico. Ma per ora la ricerca della veritá é bandita dalle nostre universitá. Il vento cambierá presto.

Abate Vella ha detto...

All'inizio volevo dire prima e dopo l'avvento dei Borbone.

Anonimo ha detto...

Cari Abate Vella e tutti gli amici che seguono questo blog,
vi mando questa segnalazione perchè siamo ormai disperati!
La nostra squadra di basket di serie A, l'Orlandina Basket, rischia di essere cancellata da una manovra politica che ha del ridicolo!
Da 2 settimane viviamo un incubo, in cui le istituzioni che ci hanno condannato si sono dimesse TUTTE perchè ormai sgretolate all'interno (Federazione Italiana Pallacanestro in primis, dimissionata dopo 3 giorni!).
I giornali scrivono solo ciò che la Lega Basket gli riferisce di pubblicare, ossia orde di accuse false e tendenziose, tra l'altro pubblicata (guarda caso...) ogni qualvolta abbiamo avuto un'undienza per chiarire la nostra posizione!
I TG sportivi sembrano fregarsene altamente della situazione, forse perchè così vuole qualcuno, perchè un caso clamoroso come questo, con l'esclusione di 2 squadre a 10 (dico DIECI!!!) giorni dall'inizio del campionato, con ricorsi, false accuse, e lo slittamento dell'inizio del torneo, mi sembra una notizia abbastanza rilevante. NULLA!
Da 3 giorni, dall'utlima udienza alla Camera di Conciliazione del CONI, il verdetto è stato rinviato prima di mezza giornata, poi all'indomani, poi al giorno dopo ancora, infine a lunedi o forse a mercoledi 8, giorno in cui noi non potremo più fare ricorso al TAR in caso il giudizio sia, ancora una volta immotivatamente, negativo. CI STANNO TOGLIENDO LA POSSIBILITA' DI DIFENDERCI!!!
Ora mi rivolgo a voi perchè nessuno ci sta dando una mano, ci hanno condannati, senza motivo (perchè tutte le motivazioni che ci hanno dato sono confuse, vaghe e per lo più pretenziose e false!) e io non voglio veder svanire un sogno per colpa di una Casta che non ci vuole, perchè non c'è un motivo per cui 13.000 persone si lascino scippare della LORO serie A!

ANTUDO

Abate Vella ha detto...

Nebrós,

sappiamo tutti che l'esclusione dell'Orlandina é un fatto politico.

Peró qui piú che preparare un post per dimostrare l'accaduto non vedo posso cosa posso fare...

Fammi sapere se posso essere utile in qualche altro modo!

Anonimo ha detto...

"Peró qui piú che preparare un post per dimostrare l'accaduto non vedo posso cosa posso fare..."

questa sarebbe una buona cosa. bisogna mettere tutti a conoscenza di cosa sta succedendo.
è una cosa talmente scandalosa che non può e non deve passare inosservata